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ULTIMI INSERIMENTI
Piano urbanistico e vincoli su terreni privati adibiti a verde pubblico
Il TAR Campania, sezione di Salerno, con la sentenza n. 1814 del 2024, ha respinto il ricorso di un privato contro la destinazione imposta dal PUC comunale a un suo terreno come “Verde attrezzato e sportivo di progetto”. Il ricorrente contestava tale vincolo come espropriativo e privo di motivazione adeguata. Il TAR ha chiarito che le osservazioni dei privati sul PUC non vincolano l’amministrazione, la quale gode di ampia discrezionalità nella pianificazione territoriale. Ha inoltre qualificato il vincolo come conformativo, in quanto disciplina l’uso del bene a favore della collettività e consente al privato di realizzare strutture compatibili con la destinazione a verde pubblico.
Appalti pubblici e affidabilità tributaria dei partecipanti nelle gare d’appalto
Il TAR Campania, sezione di Salerno, con la sentenza n. 2033 del 2024, ha accolto il ricorso di un consorzio contro l’aggiudicazione di un appalto integrato per la progettazione e realizzazione di un’infrastruttura stradale, assegnato a un RTI. Il Tribunale ha stabilito che la stazione appaltante, nel valutare i requisiti dei partecipanti, deve esaminare anche le violazioni fiscali non definitive se queste compromettono l’affidabilità del concorrente. L’aggiudicazione è stata annullata poiché l’amministrazione non aveva motivato adeguatamente la propria decisione di ritenere non rilevanti le irregolarità fiscali di una delle imprese del RTI, nonostante il superamento della soglia di rilevanza indicata dalla normativa.
Responsabilità del concessionario per abusi edilizi su aree demaniali
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 8747 del 4 novembre 2024, ha confermato la legittimità dell’ordinanza di demolizione emessa nei confronti dell’amministratrice di una società concessionaria di un’area demaniale, riconoscendone la responsabilità oggettiva per la tolleranza degli abusi edilizi. Pur non avendo realizzato le opere abusive, l’amministratrice era consapevole delle irregolarità e non aveva agito per rimuoverle. Il principio affermato stabilisce che la qualifica di “responsabile dell’abuso” si applica anche a chi detenga la disponibilità di un’area demaniale e ne tolleri l’uso illecito, sottolineando la natura ripristinatoria e oggettiva della sanzione demolitoria anche per i concessionari non esecutori dell’abuso.
Legittimità dell’aggiudicazione di concessioni per impianti sportivi comunali
Il TAR Lazio, con la sentenza n. 19043 del 2024, ha respinto il ricorso di una società sportiva contro l’assegnazione della concessione di un impianto sportivo a un’associazione dilettantistica, confermando la correttezza della procedura seguita dal Comune. Il Tribunale ha precisato che, per impianti privi di rilevanza economica, non si applica il Codice dei contratti pubblici e che l’esclusione dei concorrenti può avvenire solo per i motivi previsti dal bando. Ha inoltre considerato insindacabile la valutazione tecnica della commissione sul piano di manutenzione.
Cassazione: l’usucapione della servitù di passaggio richiede opere visibili e permanenti
Con la sentenza n. 27344 del 22 ottobre 2024, la Corte di Cassazione ha stabilito che per l’usucapione di una servitù di passaggio non basta l’utilizzo di un percorso, ma occorre la presenza di segni visibili e permanenti che rendano palese e stabile il diritto di passaggio sul fondo servente.
Corte di Cassazione: il possesso di laurea e 24 CFU non è sufficiente per l’inserimento in seconda fascia nelle graduatorie di supplenza
Con l’ordinanza n. 27482 del 23 ottobre 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito che per l’accesso alla seconda fascia delle graduatorie per le supplenze è indispensabile l’abilitazione all’insegnamento, escludendo che la sola laurea congiunta a 24 CFU in discipline psico-pedagogiche sia sufficiente a qualificare il candidato come abilitato.
Il silenzio-assenso non sostituisce i nulla osta di altre Amministrazioni nei procedimenti amministrativi
Con la sentenza n. 8582 del 28 ottobre 2024, il Consiglio di Stato ha chiarito i limiti operativi del “silenzio-assenso” nei procedimenti amministrativi, riaffermandone l’equivalenza a un atto espresso, ma precisando che tale strumento semplificativo non può sopperire alla mancanza di requisiti formali o nulla osta obbligatori da parte di altre Amministrazioni, come stabilito dall’art. 115, comma 3, del D.Lgs. n. 259/2003 in materia di sicurezza aeronautica. La sentenza conferma l’orientamento giurisprudenziale secondo cui il silenzio-assenso, pur essendo un meccanismo volto alla riduzione del carico procedurale e all’efficacia delle istanze, non può formarsi in assenza di autorizzazioni specifiche richieste per l’attivazione del procedimento amministrativo in settori regolamentati.
Corte costituzionale: inammissibile la questione di legittimità sull’impossibilità per l’imputato di citare l’assicuratore in sede penale
La Corte costituzionale ha respinto le questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Palermo, dichiarando inammissibili le doglianze circa l’art. 83 del codice di procedura penale. L’articolo in questione non consente all’imputato, in caso di azione risarcitoria per danni derivanti da responsabilità medica, di citare in giudizio il proprio assicuratore, a differenza di quanto possibile in sede civile. La Corte ha chiarito che l’assicurazione obbligatoria per colpa grave prevista per i medici strutturati riguarda solo i rapporti di rivalsa con la struttura sanitaria, senza configurare alcuna disparità ingiustificata di trattamento rispetto al processo civile.
La Corte di Giustizia boccia il sistema italiano di indennizzo per vittime di reati violenti
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dichiarato incompatibile con la direttiva 2004/80/CE la normativa italiana sugli indennizzi alle vittime di reati violenti, che discrimina alcuni familiari esclusivamente sulla base della presenza di altri aventi diritto, senza considerare la gravità del danno e la dipendenza economica, contravvenendo al principio di equità e adeguatezza dell’indennizzo.
La Corte Costituzionale annulla alcune disposizioni della legge regionale sarda su edilizia e contratti pubblici
La Corte Costituzionale ha parzialmente accolto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dichiarando l’illegittimità di norme della legge regionale sarda, che violano i principi di pianificazione urbanistica e limitano l’autonomia delle stazioni appaltanti, contrastando con le normative statali sui contratti pubblici e la concorrenza.